DI ANTONELLA PENATI
La rottura del legame con la figura materna produce gravi danni le strutture che teoricamente dovrebbero offrire assistenza all’infanzia difficilmente possono favorire una crescita emotiva e affettiva adeguata tutto questo viene confermato dalla scienza già nel 1951 da Edward John Mostyn Bowlby
Durante i miei studi sui testi di Psicologia Sociale mi sono nuovamente imbattuta nella teoria dell’ attaccamento di Edward John Mostyn Bowlby e nel video della sua sperimentazione su bambini in orfanotrofio.
Sono rimasta sconvolta e per questo ho deciso di condividere questo video e alcune informazioni su questo scienziato, ritengo che solo conoscendo i danni causati dalla rottura del legamene materno si possa , almeno in parte, impedire che scellerati operatori sociali continuino impudentemente a depredare i bambini del legame materno.
I bambini in Italia vengono spediti in casa famiglia senza considerare il danno permanente che tale decisione procura, senza pensare minimamente a soluzioni alternative estese al nucleo famigliare di origine o soluzioni che comprendano comunque la vicina della figura materna eventualmente supportata e aiutata nel suo ruolo genitoriale.
Guardate cosa accede ai bambini nel video e come si muovono, i loro occhi la loro postura è impensabile pensare che adulti consapevoli del trauma che arrecano a tanti bambini possano impunemente richiudere oltre 40,000 bimbi in Italia in strutture chiamate casa famiglia, lontano dalla figura di riferimento primaria che è la madre.
Nel 1950 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si rivolse a Bowlby, conosciuto per i suoi lavori scientifici per affidargli la direzione di una ricerca su bambini che avevano perso la propria famiglia.Il rapporto, redatto nel 1951 con il titolo “Maternal Care and Mental Health”, che fece chiarezza su due concetti: quello dell’insufficienza di cure materne e quello di mancanza di cure materne nonchè delle metodologie di prevenzione per contrastare carenza e privazione delle cure materne.
Le sue ricerche produssero importanti ricerche sui bambini negli anni 50 tra i quali quelli di Renè Spritz e james Roberson si rese evidente che la sopravvivenza dipende si dalle necessità fisiche ma anche dal bisogno del tutto indipendente di attenzioni e interazioni intime con la madre.
https://www.youtube.com/watch?v=VvdOe10vrs4
Bowlby rivolse la sua attenzione alle istituzioni che si occupavano di adozioni ed affidamenti; le sue riflessioni su questo delicato argomento furono molto negative: Bowlby sostenne infatti che negli istituti, anche quelli che fornivano assistenza, ( come le attuali case famiglia) riuscissero difficilmente ad instaurare rapporti che potessero favorire una crescita emotiva ed affettiva adeguata e sollecito i governi e affinché si impegnassero in piani di prevenzione sociale a favore di quelle famiglie che, impossibilitate nella cura dei propri figli, erano costrette a l’abbandono.
Bowlby dimostrò che, se un bambino privato dalla relazione materna , questo tipo di esperienza produceva gravi danni sulla sua crescita fisica, cognitiva ed emotiva, rimanendo segnato anche nell’età adulta; che questo trauma aveva forti effetti su un adeguato sviluppo dell’IO essendo quest’ultimo legato alla natura delle prime relazioni significative del bambino ovvero la relazione madre-bambino/a sottolineando inoltre indispensabilità “ dell’affetto continuativo” per uno sviluppo adeguato della persona.
Il contributo più importante dei John Bowlby fu la formulazione della TEORIA DELL’ATTACCAMENTO
Uno degli aspetti più importanti della teoria è il riconoscimento della “componente biologica del legame di attaccamento”. Il comportamento di attaccamento ha infatti come funzione quella di garantire la vicinanza e la “protezione” della figura di attaccamento. Tali legami svolgono quindi una funzione fondamentale per la sopravvivenza dell’individuo.
Secondo Bowlby, l’attaccamento è un qualcosa che, non essendo influenzabile da situazioni momentanee, perdura nel tempo dopo essersi strutturato nei primi mesi di vita intorno ad un’unica figura; è molto probabile che tale legame si instauri con la madre, dato che è la prima ad occuparsi del bambino
La qualità dell’esperienza definisce la sicurezza d’attaccamento in base alla sensibilità e disponibilità del caregiver (madre) e quindi la formazione di modelli operativi interni (MOI), che andranno a definire i comportamenti relazionali futuri.
Con la crescita, l’attaccamento iniziale che si viene a formare tramite la relazione materna primaria o con un “caregiver di riferimento”, si modifica e si estende ad altre figure, sia interne che esterne alla famiglia, fino a ridursi notevolmente: nell’adolescenza e nella fase adulta il soggetto avrà infatti maturato la capacità di separarsi dal caregiver primario, e di legarsi a nuove figure di attaccamento.
Secondo Bowlby, l’attaccamento è un qualcosa che, non essendo influenzabile da situazioni momentanee, perdura nel tempo dopo essersi strutturato nei primi mesi di vita intorno ad un’unica figura; è molto probabile che tale legame si instauri con la madre, dato che è la prima ad occuparsi del bambino, ma, come Bowlby ritiene, non sussiste nessun dato che avalli l’idea che un padre non possa diventare figura di attaccamento nel caso in cui sia lui a dispensare le cure al bambino.
La qualità dell’esperienza definisce la sicurezza d’attaccamento in base alla sensibilità e disponibilità del caregiver (madre) e quindi la formazione di modelli operativi interni (MOI), che andranno a definire i comportamenti relazionali futuri. Con la crescita, l’attaccamento iniziale che si viene a formare tramite la relazione materna primaria o con un “caregiver di riferimento”, si modifica e si estende ad altre figure, sia interne che esterne alla famiglia, fino a ridursi notevolmente: nell’adolescenza e nella fase adulta il soggetto avrà infatti maturato la capacità di separarsi dal caregiver primario, e di legarsi a nuove figure di attaccamento.
Gli studi e le teorie di Bowlby sono stati, durante questi anni, ampiamente studiati, confermati sperimentalmente ed hanno portato anche a notevoli cambiamenti culturali nel pensare il rapporto adulto-bambino.
Nella sua opera principale “Attaccamento e Perdita indagò sulle caratteristiche e sullo sviluppo del legame che si instaura fra madre e bambino. Le ricerche, rigorose e confermate sperimentalmente, portarono Bowlby a formulare la Teoria dell’Attaccamento; i tratti peculiari di questa teoria vennero dapprima pubblicati sul “The International Journal of Psychoanalysis” in tre articoli, che, in seguito ulteriormente ampliati, diventarono i volumi della trilogia “Attaccamento e Perdita”.
Il primo volume “Attaccamento e Perdita. L’attaccamento alla madre”, pubblicato nel 1969, tratta dell’indagine fatta da Bowlby sul legame di attaccamento madre-bambino.
Nel secondo volume “Attaccamento e Perdita. La separazione dalla madre”, pubblicato nel 1972, Bowlby, mantenendo alcune idee freudiane, presenta le sue riflessioni sull’ansia che scaturirebbe in un bambino nel momento in cui vive la separazione da una figura di attaccamento.
Nel terzo volume “Attaccamento e Perdita. La perdita della madre”, pubblicato nel 1980, si tratta invece di come i bambini possano incorrere in un profondo lutto e dolore, prolungato anche nella vita adulta, se privati strutturalmente di un legame materno primario (ad esempio, per il decesso precoce della stessa). La pubblicazione degli studi compiuti non dette a Bowlby, almeno nell’immediato, i risultati sperati: la maggioranza dei suoi colleghi psicoanalisti non diedero importanza e non compresero il valore delle idee di Bowlby, poiché la sua teoria poggiava su criteri che si allontanavano molto dalla loro visione.
Bowlby riteneva che l’attaccamento si sviluppasse attraverso alcune fasi, e che potesse essere di tipo “sicuro” o “insicuro”. Un attaccamento di tipo sicuro si ha se il bambino sente di avere dalla figura di riferimento protezione, senso di sicurezza, affetto; in un attaccamento di tipo insicuro invece il bambino riversa sulla figura di riferimento comportamenti e sentimenti come instabilità, prudenza, eccessiva dipendenza, paura dell’abbandono.
Per Bowlby è molto importante che il legame di attaccamento , poiché dipende da questo un buono sviluppo della persona: stati di angoscia e depressione, in cui un soggetto si può imbattere durante l’età adulta, possono essere ricondotti a periodi in cui la persona ha fatto esperienza di disperazione, angoscia e distacco durante l’infanzia. Secondo Bowlby il modello di attaccamento, sviluppatosi durante i primi anni di vita, è qualcosa che va a caratterizzare la relazione stessa con la figura di riferimento durante l’infanzia. Questo diviene successivamente un aspetto della personalità e un modello relazionale per i futuri rapporti.
A dimostrazione di questo vi è il concetto di cicli di privazione, che Bowlby già sottolineò nel suo lavoro per l’OMS nel 1951; dalle ricerche fatte, si accorse che un soggetto, con un’infanzia segnata da situazioni familiari negative, una volta diventato genitore, avrebbe avuto nei confronti del figlio comportamenti inappropriati e trascuranti. Rilevanti sono le difficoltà di sviluppo per i bambini che vivono fin dalla tenera età in istituti, di quanti vengono separati dalla figura di riferimento e di coloro che hanno un caregiver incapace di provvedere convenientemente alla loro cura.
Con questo Bowlby non intende affatto delineare percorsi di vita prestabiliti per soggetti che fanno simili esperienze negative. La separazione dalla figura materna, evento traumatico per un bambino, è vissuto ed ha diverse ripercussioni sulla vita dell’individuo a seconda della durata e del periodo in cui si verifica la separazione, delle capacità di resilienza del soggetto e delle caratteristiche dell’ambiente.
fonte foto Mamme Creative