Attraverso il racconto di mamma Antonella, delle sue insegnanti, dei suoi amici, dei compagni di scuola e di gioco, delle loro mamme e papà, del mister… sia nei giorni immediatamente dopo la sua morte, sia negli appuntamenti mensili di preghiera (la Messa a Certosa) a cui per alcuni mesi abbiamo cercato di rimanere fedeli.
L’ho conosciuto anche attraverso il contatto fisico col suo corpo martoriato, prima che la sua bara si chiudesse in attesa del giorno della risurrezione: mai dimenticherò il segno di croce che ho tracciato sulla sua fronte con l’acqua benedetta, chiedendo al “Padre nostro che sta nei cieli” di accogliere il desiderio del battesimo che Federico aveva espresso a mamma e soprattutto quello che si è compiuto nel suo sangue.
L’ho conosciuto attraverso il racconto, a cui sono stato invitato a partecipare, che alcuni operatori del Centro di via Sergnano, hanno voluto fare alla mamma dopo alcune settimane dalla tragedia, per darle modo di darsi una ragione sulla dinamica in cui era avvenuto questo incredibile e orribile crimine, nel luogo che doveva essere il più sicuro e garantiti per il piccolo Federico, l’ambito “protetto”.
L’ho conosciuto nei colori e nelle riflessioni dei disegni degli oltre 800 ragazzi delle scuole di San Donato Milanese, che hanno aderito al 1° Concorso in memoria di Federico. Quei lavori e l’entusiasmo dei ragazzi ha ridato nuovo slancio al dovere di fare piena luce sulla vicenda di Federico, perseguendo la ricerca della verità e della giustizia: lo si deve a Federico ma anche a tutti i bambini della Città. Mi tornano alla mente le parole che erano risuonate in forma interrogativa per voce del Vicario Episcopale Mons. Mario Delpini nell’omelia del funerale… “qui ci sono domande per tutti”.
Parole apparse a qualcuno inopportune in quel momento (perché c’erano tanti bambini e si sa i bambini non vanno spaventati… come dire che ai bambini non va detta la verità!?), comunque domande che restano come macigni dopo oltre un anno, ancora lì col carico di responsabilità messo sulle spalle di “tutti”, a cui sottrarsi farà solo il male dei bambini i quali, in tutte le sedi, diciamo di avere a cuore più di ogni altra cosa.
Anch’io ho conosciuto Federico, allungando talvolta il giro della visita al cimitero (spesso l’ho fatto anche per altri ragazzi che ho accompagnato al camposanto): la sua tomba, lo so, non è la sua casa perché essa è il cuore di Dio, eppure custodisce i suoi resti mortali che portano il segno di una violenza inaudita che ogni volta che ci ripenso mi sento richiamare a quanto nella mia vita e vocazione sono chiamato a fare perché non sia vano ogni soffrire e anche il suo.
So che in Gesù nulla va perso, ma a Gesù i miracoli piace farli chiedendo i nostri “cinque pani e due pesci”… Egli ci ha insegnato quanto è seria la nostra libertà: ciò che noi facciamo, ma anche ciò che non facciamo, favorisce od ostacola il crescere di un mondo di verità, di giustizia e di pace; e addirittura un giorno ci sarà chiesto conto di ciò che ne abbiamo fatto, cioè saremo chiamati a risponderne per l’eternità… stupendo e tremendo se ci pensiamo!
Da qui un desiderio e un augurio: il desiderio che dai propositi per i bambini e le giovani generazioni si passi ai fatti. Ognuno declini questo “impegno” nel proprio ambito di vita familiare e professionale (convinti che siamo posti lì, non a caso, ma secondo il provvidenziale disegno di Dio che affida a ciascuno talenti e responsabilità); e l’augurio che anche questo sito possa diventare uno strumento utile a far conoscere Federico e attraverso di lui ogni bambino e bambina con la propria fame d’amore, di protezione, di vita, di gioia.
Don Alfredo Cermenati Parroco S.Maria Ausiliatrice in Certosa di San Donato Milanese